Catturare carbonio nel suolo

Prima di tutto di quale carbonio da catturare nel suolo parliamo?

Principalmente a quello contenuto nell'anidride carbonica (CO2) catturato grazie alla fotosintesi.

Con la fotosintesi le piante trasformano sei molecole di CO2 e sei molecole di H2O in una molecola di glucosio C6H12O6. Come sottoprodotto della reazione si producono sei molecole di ossigeno (6 O2) che la pianta libera nell'atmosfera. Il glucosio è la molecola alla base della vita, e le piante lo usano anche per costruire le molecole della cellulosa ed emicellulosa, le principali molecole che compongono il legno e che sono contenute in misura maggiore o minore in tutte le piante. Infatti la cellulosa è un polisaccaride, cioè una molecola composta da tante molecole di glucosio attaccate insieme. Altre molecole a base carbonio sono i fenoli, contenuti soprattutto nella lignina. Ma la sostanza organica vegetale non contiene solo queste sostanze ed aumentandone la quantità presente nel suolo non otteniamo solo l'effetto di catturare carbonio nel suolo.

 

Tra gli effetti della sostanza organica sulla produttività del suolo e sulla biodiversità ne possiamo elencare di diveris tipi:

 

Fisici     -aumenta la scorta di acqua per le coltivazioni

 

             -aumenta l'aggregazione delle particelle di suolo

 

             -riduce l'impatto negativo del compattamento del suolo

 

             -migliora il drenaggio e quindi la crescita delle coltivazioni

 

             -aumenta la flessibilità nella coltivazione

 

 

 

Chimici  -rilascia azoto, fosforo, zolfo e potassio con la mineralizzazione

              -trattiene nutrienti, per esempio ioni calcio, magnesio, potassio ammonio                      contro la perdita per liscivazione

 

              -facilita l'assorbimento dei micronutrienti

 

              -agisce da tampone del pH

 

 

 

Biologici  -crea un ambiente adatto all'incremento di organismi che aiutano a                                controllare le malattie delle radici

 

Molti ricercatori hanno studiato opzioni per la lavorazione del terreno per sequestrare una maggiore quantità di carbonio. La scelta dei metodi migliori dipende sia dal suolo che dall'ecoregione in cui si coltiva. In genere si tratta di una combinazione intelligente di varie pratiche.

 

1) Metodi di coltivazione e la gestione dei residui (per esempio una lavorazione  

    conservativa, coltivazioni di copertura, pacciamatura.

 

2) Gestione della fertilità e dei nutrienti (concentrandosi su macro e micronutrienti;

     rinforzando i meccanismi ciclici dei nutrienti per minimizzare le perdite)

 

3) Gestione dell'acqua (irrigazione supplementare; drenaggio sia superficiale che del

     suolo sottostante; gestione dell'acqua contenuta nel suolo; raccolta dell'acqua)

 

4) Controllo dell'erosione (controllo dello scorrimento con terrazzamenti etc.; barriere

     vegetali; ammendanti superficiali e pacciamatura)

 

5) Selezione delle coltivazioni e rotazione.

 

Uso del terreno e gestione del suolo per sequestrare carbonio organico nel suolo

 

 

 

 

1. Uso del terreno

 

Riforestazione: Riforestare le aree meno produttive porta tutta una serie di vantaggi che ho già descritto parlando dell'importanza degli alberi.

 

Coltivazioni perenni: Coltivare piante perenni invece delle annuali riduce la necessità di lavorare il terreno e quindi le emissioni di gas serra.

 

Pascoli migliorati con un basso tasso di pascolamento: Basta pensare un attimo a come pascolano gli animali selvatici. Una volta che hanno pascolato si spostano, sia per sfuggire ai predatori, sia perchè in genere non mangiano dove il pascolo è pieno dell'odore dei loro escrementi. Se si lasciassero pascolare gli animali a loro piacimento invece di costringerli a pascolare in terreni chiusi si otterrebbe un miglioramento significativo della qualità dei suoli. Si è visto che un pascolamento in cui gli animali si spostano di frequente può addirittura contrastare fenomeni di desertificazione già in atto, come ha dimostrato coi suoi studi Allan Savory. In pratica gli animali pascolando calpestano le erbe creando una pacciamatura naturale, che con l'aggiunta delle loro deiezioni creano condizioni ideali per la ricrescita di una più ricca vegetazione. Dove non è possibile attuare il pascolo libero spetterà agli allevatori spostare gli animali al momento opportuno. Allan Savory ha dimostrato recentemente che il bestiame al pascolo può anche recuperare terreni in avanzato stadio di desertificazionè come mostra nel video qui sotto.

 

 

 

Misure di ristrutturazione del terreno (uso di fertilizzanti, maggese seminato, controllo dell'erosione): Molti terreni dopo anni di concimazione minerale hanno bisogno di una ristrutturazione. Questa si può attuare in diversi modi, l'importante è immettere di nuovo sostanza organica nel suolo, per i motivi elencati sopra. Lo si può fare immettendo letame, residui di coltivazione come paglia o cippato di potature, oppure piantando piante che con le loro radici profonde possono sia aumentare il contenuto in sostanza organica, o, nel caso delle leguminose anche di nutrienti come l'azoto. Per questo invece di un semplice maggese converrebbe seminare il terreno da mettere a riposo con le piante adatte, in modo sia da arricchire il terreno di più sostanza organica che proteggerla dall'erosione causata da vento e pioggia.

 

Conversione dei terreni agricoli marginali in prati, boschi o terre umide

Questo a molti può sembrare assurdo, visto che per secoli abbiamo fatto esattamente il contrario. Ma spesso proprio questo tentativo di coltivare terreni non adatti ha portato tante difficoltà che poi si è tentato di risolvere con metodi artificiosi. In molti casi invece di coltivare piante che in certi habitat fanno fatica si potrebbe studiare meglio quali piante sia meglio coltivare in certi ambienti. Questo porterebbe ad un aumento della produttività sia perchè certe piante ci crescerebbero meglio, sia perchè si risparmierebbe sui trattamenti derivanti dal fatto che si tenta di coltivare piante non adatte ad un certo ambiente. Ma anche ritrasformare alcune terre agricole marginali in zone selvatiche porterebbe nei notevoli benefici dal punto di vista dei servizi ecosistemici che ne deriverebbero. In Italia in una certa misura sta già accadendo, grazie all'abbandono di tanti terreni agricoli, ma se lasciamo fare alla natura ci vorranno molti decenni, in certi casi secoli, mentre col nostro intervento possiamo ridurre questi tempi notevolmente.

 

Diminuire l'uso agricolo dei suoli organici: questo è un problema principalmente dei paesi in via di sviluppo, dove ancora si deforestano molte zone per destinarle all'agricoltura.

 

Restaurare le zone umide: Questa può sembrare la cosa più assurda di tutte, dopo secoli di propaganda sulla cosiddetta "bonificazione" delle zone umide. Purtroppo questa azione di bonifica ha portato ad una diminuzione molto preoccupante della biodiversità e dei servizi di cui ci beneficia. E come si vede dalle tabelle che cito nel capitolo dedicato alla biodiversità il ritorno economico derivante dal ripristino delle condizioni naturali può essere ben maggiore di qualsiasi coltivazione agricola.

 

 

Intensificazione della produzione dei terreni agricoli primari con il controllo dell'erosione: Diminuire l'erosione dei terreni agricoli è molto importante, specie nei terreni collinari e di montagna. Gli interventi utili possono essere di diverso tipo, e spesso sono simili a quelli che servono a diminuire anche altri problemi. Il terrazzamento permette all'acqua di penetrare meglio nel suolo, e ne limita il ruscellamento. In molte zone si è fatto tradizionalmente con muri a secco, ma si possono ottenere anche con altri mezzi meno faticosi, come usando delle siepi per tenere su il terreno. Dell'utilità delle siepi abbiamo già parlato e ne parleremo ancora, hanno così tante funzioni che non posso fare a meno di nominarle quasi in ogni capitolo di questo manuale. Nel caso del terrazzamento si possono usare appunto le siepi piantandole lungo linee in piano e poi con la lavorazione negli anni spingere la terra sulle piante. Queste radicheranno nel terreno che le copriranno parzialmente formando col tempo un vero e proprio muro vegetale in grado di tenere il suolo, ed a seconda delle piante usate il dislivello che sono in grado sostenere sarà più o meno grande.

Un'altra strategia meno impegnativa può essere quella di lasciare delle strisce di terreno inerbite che limiterranno l'erosione sia della striscia inerbita, sia dei terreni coltivati, in quanto rallentano lo scorrimento dell'acqua e permettono al suolo trasportato dall'acqua di depositarsi tra l'erba.

Ma l'erosione del suolo si limita anche con altre strategie. La pacciamatura evita che la pioggia ed il vento possano colpire direttamente il suolo, quindi è una pratica molto importante anche per questo. Gli alberi ed altre piante perenni aiutano a trattenere il suolo e lo proteggono dall'azione dilavante diretta degli agenti atmosferici. E poi dobbiamo imparare a lavorare il terreno il meno possibile. In particolare usare meno la fresa e l'aratro, che sono tra gli attrezzi che più di altri favoriscono l'erosione.

 

 

2. Sistemi agricoli

Sistemi agricoli ecologicamente compatibili ad alta diversità (policoltura, coltivazioni agro-forestali, sistemi silvo-pastorali, sistemi agro-silvo-forestali).

Negli ultimi decenni si è molto sottovalutato l'importanza dei sistemi agricoli. Si è sempre solo pensato a semplificare al massimo l'agricoltura con un'ottica che può andare bene per l'industria, ma che quando si lavora con esseri viventi è assolutamente inadatta. Oggi sappiamo che un ambiente è tanto più resistente quanto più è vario. Per questo si stanno studiando e già si conoscono molte consociazioni utili tra piante coltivate, che spesso arrivano a proteggersi una con l'altra, un esempio classico è la consociazione cipolle-carote, ma ce ne sono molte altre. Quindi coltivare più specie insieme spesso aiuta le piante a crescere meglio.

Ma a parte le policolture, che sicuramente sono più efficienti delle monocolture, dobbiamo rivedere l'impostazione complessiva dei terreni. Impostazione che dovrà tener conto dell'ambiente in cui coltiviamo. Tante volte sembra che certi agricoltori non si rendano conto che possono coltivare tante specie di piante, anche se la scelta della monocoltura quasi sempre è determinata dalle esigenze della grande distribuzione. È ora che la distribuzione si adatti all'agricoltura e non il contrario. È necessario che gli agricoltori inizino a considerare le terre che coltivano come un ecosistema, ed intraprendano un cammino che portino le aziende agricole a diventare dei sistemi più resistenti ai cambiamenti climatici, ma anche a diventare meno dipendenti da combustibili fossili e trattamenti chimici. Aumentando tra l'altro anche la produzione di diversi prodotti agricoli, zootecnici e forestali. In realtà non sto proponendo niente di nuovo. Un tempo tutte le fattorie erano più o meno così. Non si coltivava certo solo una varietà di piante o pochissime come oggi. Poi ci hanno raccontato che per aumentare l'efficienza della produzione ci dovevamo specializzare solo in una coltura. Con le conoscenze di oggi sappiamo a cosa ha portato questo cambiamento. Ma non sto assolutamente dicendo che dobbiamo tornare indietro. Con le conoscenze scientifiche che si sono accumulate negli ultimi decenni possiamo fare molto meglio dei nostri nonni, che ovviamente non voglio affatto criticare. Ma dobbiamo ripensare completamente l'agricoltura, se vogliamo che abbia ancora un futuro. Ecco perchè si dovranno ripiantare gli alberi che sono stati eliminati perchè davano fastidio alla coltivazione col trattore. Magari in maniera ordinata, per facilitare l'istallazione di impianti di irrigazione a goccia o la raccolta meccanizzata. Perchè ovviamente non sto pensando ad abolire totalmente le macchine dall'agricoltura, solo di ridurne l'uso il più possibile. Se eliminassimo la necessità di arare potremmo usare mezzi molto meno potenti, magari addirittura elettrici, col vantaggio che con le energie rinnovabili potremmo produrci da noi l'energia per le diverse operazioni agricole, rendendoci indipendenti dal gasolio sempre più caro. Non sto neanche pensando che tutti gli agricoltori dovranno produrre di tutto. Ma si dovranno integrare le diverse produzioni tra loro. Gli allevatori dovranno poter far pascolare il bestiame anche su proprietà dove non si alleva bestiame, in modo da riarricchire di sostanza organica frutteti e campi destinati alla coltivazione di cereali, mentre sulle proprietà degli allevatori dovranno essere ripiantati alberi e siepi che possono comunque integrare l'alimentazione del bestiame e produrre anche legna o frutta. Gli orticoltori dovranno piantare alberi e siepi per aumentare la biodiversità e produrre anche aromatiche e legname. E poichè ci vorranno anni per ristabilire un certo equilibrio prima si inizia a capire che dobbiamo collaborare in questo sforzo, ed iniziare subito, e meglio è.

 

 

3. Coltivazione

 

Coltivazione conservativa, pacciamatura, riduzione dei sistemi basati sull'aratura

Dopo anni di sperimantazioni a livello internazionale si sta facendo strada un nuovo modo di coltivare la terra. Si tratta di tecniche che permettono di usare molto meno il trattore, e spostare parte dell'energia richiesta per lavorare la terra dai combustibili fossili all'energia elettrica, che si può produrre in modo sempre più economico da fonti rinnovabili. Basta pensare a come funziona un ambiente naturale ed applicarne i principi all'agricoltura. In natura la vegetazione cresce in un terreno il cui strato superficiale è uno strato di humus formatosi nel tempo con le parti vegetali decomposte che cadono a terra, come foglie e rami in un bosco, oppure le parti morte delle piante di un prato. I prati sono forse l'esempio che più interessa chi coltiva piante annuali come cereali ed ortaggi, in quanto sono formati principalmente da piante annuali o biennali. Come funziona un prato? Le piante crescono fino a fare i semi, questi cadono a terra, poi con le piogge autunnali e la neve le parti morte delle piante vengono abbassate al suolo creando uno strato di paglia che copre i semi, e sotto a questa copertura i semi germinano ed il ciclo si ripete. Questo continuo riformarsi della copertura vegetale col tempo crea uno strato di humus superficiale che provvede anche a nutrire le piante che ci crescono. Le piante selvatiche ovviamente devono affrontare la selezione naturale, quindi dei moltissimi semi che ogni pianta di un prato produce pochi sopravvivono ed arrivano a produrre una pianta che a sua volta farà nuovi semi. Da tempo ci sono agricoltori che sanno volgere queste regole della natura a loro vantaggio. La prima cosa da fare è ricostituire lo strato superficiale di humus. Questo processo, se si lasciasse fare la natura potrebbe durare anche molti decenni, e nei terreni in pendenza anche un paio di secoli. Ovviamente non si può aspettare così tanto. Per accelerare il processo dobbiamo coprire noi il terreno con uno strato di residui vegetali tale da ricreare lo strato di humus tutto in una volta. Possiamo usare qualsiasi materiale vegetale che abbiamo a disposizione, anche se ce ne sono di migliori e di peggiori. Certi, come la paglia, sono molto ricchi di carbonio ma poveri di altri nutrienti essenziali, come l'azoto o il fosforo. Se usiamo materiali del genere saranno da arricchire con altri materiali ricchi di queste sostanze come il letame o il guano, ma anche altri concimi di origine animale come la lana o le corna o le unghie macinate. Questi ultimi tre sono molto lenti nel cedere l'azoto, e ce ne vogliono quantità abbastanza ridotte, al massimo 300 kg per ettaro, e se anche il loro apporto di azoto non è immediato nel nostro caso è anche meglio, visto che anche lo strato di paglia o per esempio canne triturate ci mette almeno un anno a decomporsi. Ma si possono usare anche foglie secche, cippato di legna, sfalcio di prati, magari del fieno andato a male. Per ricreare uno strato di humus di 10 cm ci vorrà uno strato di fieno di almeno un metro. Per ricostituire un buon strato di humus su ettaro di terreno ci può volere la produzione di erba anche di 20 ettari di terreno. Questo vuol dire che difficilmente potremo convertire tutta il terreno di un'azienda in poco tempo. Ma si può procedere un pò alla volta. Una volta che abbiamo il nostro strato di humus possiamo trapiantarci direttamente le piante senza dover lavorare la terra. Come si vede per esempio in questo video dell'orto sinergico del Villaggio Verde. È un video di poche parole, dove si vede bene come quell'orticoltore trapianta le piantine nell'orto senza prima lavorare il terreno. E si vedono anche tante altre cose importanti. Come per esempio che il terreno viene sempre coperto con residui vegetali di vario tipo. Oppure l'importanza di coltivare anche fiori tra le piante orticole.

Se invece dobbiamo seminare direttamente possiamo usare il metodo di Masanobu Fukuoka delle palline di argilla. Si tratta di avvolgere i semi in una pallina di argilla. Ciò si può fare sia a mano, se si tratta di piccole quantità, o meccanicamente. Ormai già si trovano semi pellettati che si basano su questo principio. In pratica invece di mettere il seme nella terra, mettiamo la terra intorno al seme. Se si spargono i semi sul terreno e poi si coprono con uno strato di paglia quando ci saranno le condizioni di umidità giuste per far germinare i semi questi riusciranno a germinare e ad emergere dallo strato di argilla e attraversare lo strato di paglia. Questo metodo per seminare si può utilizzare anche su un terreno ancora senza lo strato di humus, se è abbastanza ricco di nutrienti. Ed ovviamente le condizioni adatte a far germinare i semi così trattati possiamo crearle anche artificialmente con un'opportuna irrigazione. Fukuoka aveva sviluppato un metodo per coltivare in questo modo i cereali come riso ed orzo, consociandoli col trifoglio che serviva a fissare l'azoto necessario alla loro crescita, e usando ogni volta la paglia del raccolto precedente per coprire la semina, garantendo così al terreno il giusto apporto di sostanza organica. Una volta ripristinato lo strato di humus basterà la pacciamatura e la consociazione con le leguminose per conservare la fertilità del terreno. Ma visto che per raggiungere questo obiettivo ci vorrà ancora del tempo, per ora dovremo continuare a lavorare il terreno in modo tradizionale, dando la priorità comunque alla cattura di carbonio nel suolo. Qui di seguito vi metto il video dove Masanobu Fukuoka racconta il suo percorso personalissimo verso un'agricoltura naturale, che ha ben raccontato anche nei suoi due libri più noti: "La rivoluzione del filo di paglia" e "La fattoria biologica".

Certo, un clima diverso da quello del centro-sud italiano, ma comunque concetti molto interessanti, dai quali secondo me è possibile trarre ottimi suggerimenti anche per un'agricoltura su più ampia scala di quella dell'autoconsumo.

 

4. Ripristino della fertilità del suolo

Quando parlo di ripristinare la fertilità del suolo non intendo certo dire che il suolo ora non è fertile in modo assoluto, ma di ripristinare la vitalità del suolo. Per farlo dobbiamo aggiungere sostanza organica al suolo. Poichè non tutti potranno utilizzare letame per fertilizzare il suolo dovremo arrangiarci con tutto quello che avremo a disposizione. Prima di tutto si dovrà smettere di bruciare i residui della coltivazione come potature e simili. Bruciare la sostanza organica è davvero il peggior modo di utilizzarla, ed è purtroppo un'abitudine ancora molto diffusa. Dovremmo invece triturare tutti gli scarti di coltivazione, distribuirli sul terreno che coltiviamo ed interrarli con la coltivazione. Si possono usare tutti i residui vegetali a nostra disposizione. Le possibilità sono davvero tante. Gli scarti organici domestici compostati, sfalcio di prati incolti o dei parchi cittadini, oggi assurdamente considerati dei rifiuti speciali, foglie come quelle di olivo dei frantoi, o della pulitura dei giardini e parchi, residui di potatura, canne, rovi e qualsiasi residuo vegetale triturato, residui della lavorazione dei prodotti agricoli come i raspi dell'uva, tutoli del mais, gusci di frutta secca, noccioli residui della produzione dei succhi di frutta, sansa. Un'altra possibilità per catturare carbonio nel suolo è l'utilizzo dei residui di pirolisi. La pirolisi è un processo che a certe temperature estrae metano da legna o residui vegetali senza bruciare la cellulosa e quindi buona parte del carbonio contenuto in quei materiali. In pratica è il processo con cui si produce il carbone di legna. Si può ricavare molta energia da questo processo senza bruciare tutto il carbonio, ed usare il carbone residuo interrandolo con l'aratura. Un altro modo per ripristinare la fertilità del suolo conosciuto da tempo è la semina di piante azotofissatrici, cioè le leguminose come l'erba medica, il trifoglio, la sulla o altre piante simili. Queste piante oltre a fissare l'azoto atmosferico nel suolo, come tutte le piante catturano anche molta anidride carbonica, e con le loro radici in genere molto profonde la accumulano anche in profondità nei terreni agricoli. E rendendo più fertile il suolo favoriscono anche la crescita delle altre piante che coltiveremo in quel terreno, permettendo così anche la cattura di una maggiore quantità di CO2.

 

Metodi di coltivazione e gestione dei residui

 

I metodi di coltivazione tradizionali includono in genere l'uso dell'aratro, della fresa, e di altri attrezzi che aumentano lo scorrimento dell'acqua e l'erosione. Le lavorazioni conservative sono quelle che riducono le perdite di suolo da erosione e che aumentano la produzione di biomassa, in particolare coltivando piante con radici profonde ed azotofissatrici.

Un aumento dei residui di coltivazione sulla superficie dei suoli non lavorati protegge il suolo meglio dall'erosione di acqua e vento e riduce lo scorrimento superficiale. L'ambiente biologico vicino alla superficie del suolo non lavorato in genere è più fresco e umido, e questo aumenta la popolazione di lombrichi, che a loro volta migliorano la struttura e l'areazione del suolo. Poichè l'attività biologica e le riserve di carbonio sono concentrati vicino alla superficie non lavorata, lì c'è un potenziale maggiore per l'immobilizzazione di azoto disponibile per le piante in forma organica. L'aumento di umidità negli strati superiori dei terreni non lavorati è sicuramente interessante per le coltivazioni nei terreni asciutti e caldi. La non lavorazione e la copertura con scarti vegetali delle coltivazioni aumenta il contenuto di carbonio nello strato superficiale, mentre la coltivazione di piante con radici più profonde aumenta il contenuto di carbonio in profondità.

Questo per quanto riguarda i residui di delle piante annuali. Diverso invece in discorso per le potature dei fruttiferi. Che è meglio interrare dopo averli trinciati, senza per questo dover lavorare tutto il terreno. Nelle vigne si potrebbe vangare una striscia ogni tre, accumulando le potature su quella striscia, trinciarle e poi interrarle con la vangatrice. Anche tra gli olivi non conviene vangare tutta la superficie, ma solo una striscia intorno agli alberi dove avremo trinciato le potature. Se il terreno non è troppo in pendenza sarebbe ancora meglio vangare delle strisce di traverso che saranno in grado di assorbire meglio l'acqua grazie alla porosità causata dalla lavorazione, ed anche a trattenerla grazie al maggiore contenuto di sostanza organica.

Ci sono molti studi sulla capacità di accumulare carbonio delle varie coltivazioni, che variano anche a seconda del tipo di suolo, delle precipitazioni, della latitudine. In ogni caso una rotazione delle coltivazioni che comprenda anche la coltivazione di legumiose e cereali a radice profonda, come trifoglio e mais.

Altri studi hanno esaminato il contenuto di carbonio nei terreni dove si bruciano i residui organici. A parte la perdita ovvia del materiale bruciato, anche il carbonio dello strato superficiale del suolo viene incenerito e quindi perso a causa della combustione. Anche il contenuto di azoto e zolfo viene alterato dalla combustione.

Per catturare 10.000 kg di carbonio sono necessari ca. 833 kg di azoto, 200 kg di fosforo e 143 kg di di zolfo, necessari per far crescere le piante in grado di catturare quella quantità di carbonio. Quindi si deve fare in modo che almeno tali quantitativi siano disponibili nel suolo. Nei suoli concimati con letame per molti anni si è visto che il livello di carbonio nel suolo continua ad aumentare anche al di sopra dei livelli dei terreni simili nelle stesse zone mai coltivati, quindi si riescono a catturare quantità di carbonio anche superiori allo stato naturale di un suolo se viene coltivato in maniera rigenerativa.

Anche i pascoli si possono migliorare per aumentarne la capacità di catturare carbonio nel suolo, per esempio aggiungendo fonti d azoto dall'esterno, oppure incrementando le leguminose, così, con l'aumento di azoto nel suolo, anche le altre piante cresceranno meglio e cattureranno più carbonio.

A proposito della concimazione, ci sono tanti motivi per preferire la concimazione organica, anche dal punto di vista del riscaldamento globale. Tra l'altro la concimazione organica si può basare su concimi prodotti localmente, mentre i concimi chimici spesso per la loro produzione e trasporto utilizzano enormi quantità di combustibili fossili.

 

Drenaggio

 

Un drenaggio del suolo con almeno il 10% di porosità in contenuto d'aria migliora le condizioni del suolo, compreso il livello di umidità, la crescita delle radici e la circolazione dei nutrienti. Il contenuto di sostanza organica nel suolo è influenzato da processi idrologici, in particolare dal drenaggio superficiale e subsuperficiale. Il drenaggio in genere porta ad un incremento dei raccolti, e quindi ad un più alto ritorno di residui al suolo. Ma il contenuto di carbonio organico in suoli drenati artificialmente sono in genere più bassi di quelli in terreni simili non drenati artificialmente.

 

Irrigazione

L'irrigazione è importante per aumentare la produttività delle coltivazioni, e quindi un potenziale ritorno di residui dei raccolti nel terreno, specialmente nelle zone aride o semi-aride. L'irrigazione può anche avere degli effetti collaterali negativi, come un aumento della salinizzazione e dell'erosione. Nel caso che si usino concimi minerali come l'urea si possono avere degli effetti di acidificazione, che possono portare alla dissoluzione dei carbonati. Se poi si arano i suoli irrigati si può anche aumentare l'ossidazione della sostanza organica. Per questo è possibile che il processo di perdita di carbonio sotto irrigazione possa mascherare gli effetti benefici di un aumento dell'irrigazionne per la cattura di carbonio. Ma in generale il bilancio è positivo, cioè è più il carbonio catturato di quello che si disperde. Per limitare la salinizzazione l'irrigazione a goccia, utilizzando meno acqua per superficie, è la più indicata.

Ma per la gestione dell'acqua e dell'irrigazione potete leggere altro qui